Poliuto senza clamore

10 OTTOBRE 10 / La Nuova Sardegna

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Accoglienza tiepida per l´opera di Donizetti


Contestato alla fine dello spettacolo il direttore artistico



Si è levato il sipario, venerdì al Teatro Verdi di Sassari, sulla sessantasettesima stagione lirica dell´Ente Concerti De Carolis e, come da tradizione, la serata inaugurale ha fatto registrare il tutto esaurito. L´inaugurazione è avvenuta con il [quote]Poliuto[/quote] di Gaetano Donizetti.
L´accoglienza da parte del pubblico sassarese è stata nel complesso buona, eccezion fatta per il tiepido saluto riservato al primo atto, sicuramente il più debole dei tre, e per la regia curata dal direttore artistico dell´Ente Marco Spada, che è stato accolto alla fine dello spettacolo da una lunga e sonora manifestazione di disapprovazione.
Alla base della vicenda del [quote]Poliuto[/quote], abilmente strutturata in libretto da Salvatore Cammarano partendo dal soggetto di Corneille, c´è un topos presente in tanti romanzi borghesi dell´Ottocento: una donna (Paolina) che non ha potuto sposare l´uomo che amava, sposandone poi un altro, vive una tragico-patetica lacerazione quando la sua prima fiamma ricompare e costringe Paolina a scegliere fra amore e dovere. L´originalità del libretto consiste invece in quella patina di religiosità che colora, in modo peraltro molto tenue, tutta la vicenda, ma che tanto aveva preoccupato la censura borbonica nel 1838.
Diciamo subito che questo allestimento, proveniente dal [quote]Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti[/quote], si avvale di un ricercato impianto scenico di Alessandro Ciammarughi (che ha firmato anche i costumi) e dell´ottimo disegno luci di Fabio Rossi. La scena, di una eleganza fredda, a tratti volutamente incolore, quasi volesse rinviare ad un´ambientazione al di fuori del tempo, presenta alcune invenzioni originali, come il simbolo cristiano del pesce, costruito nel primo atto dal coro con le fiammelle e proiettato agli spettatori attraverso il grande specchio sospeso sulla scena, e la costruzione della gabbia semicircolare effettuata con le grandi lance imbracciate dal popolo nel terzo atto. Su questa scena così pulita e raffinata Marco Spada interviene con un eccesso di elementi simbolici e narrativi, sovrapponendo due diversi piani storici: da una parte il mondo antico del libretto, cui Spada non rinuncia, con tanto di centurioni, gladiatori e statue in finto bronzo, e dall´altra l´ambientazione da Terzo Reich, che coinvolge il coro, che sembra un piccolo campione di gioventù hitleriana, i protagonisti maschili, abbigliati da gerarchi nazisti, e Paolina, che sfoggia pantaloni e Borsalino. L´effetto complessivo è semplicemente grottesco, non giustificato dalla volontà di affermare una corrispondenza tra la persecuzione dei cristiani e quella più attuale degli ebrei.
Sul podio Marcello Rota, che è un direttore dalla grande esperienza e professionalità, fa suonare al meglio una buona orchestra, duramente impegnata in questa non facile partitura, ma non va oltre - pragmaticamente - una generale correttezza e una sufficiente precisione dell´assieme, senza approfondire però quanto meriterebbe, ad esempio, il divario, che nel [quote]Poliuto[/quote] diviene elemento di grande impatto teatrale, tra la componente elegiaca che scaturisce dalle vicende amorose individuali e quella più chiassosa collegata alla cornice storica: la sensazione è che quest´ultima abbia preso il sopravvento.
Molto buona invece la prova del coro della Santa Cecilia, impeccabilmente preparato da Gabriele Verdinelli: precisione, vocalità limpida, compattezza dell´assieme le sue migliori qualità.
Sul palcoscenico Gegory Kunde, all´esordio nel difficile ruolo del protagonista, pur movendosi in modo approssimativo sulla scena, si disimpegna molto bene nella complessa vocalità attribuita al personaggio: il suo Poliuto è però un po´ sbilanciato sul versante eroico, pertanto poco incline ad approfondire l´elemento belcantistico che richiede invece una condotta più improntata al ´legato´ e alla varietà di colori. Paoletta Marroccu, pur non in perfette condizioni fisiche e vocali, affronta il ruolo di Paolina con la consueta professionalità e con una spiccata intelligenza musicale, ma rimaniamo dell´avviso che la sua vocalità sia più congeniale ad altri ruoli, più orientati sul versante tragico.
Convincente invece, nel complesso, Simone Del Savio nei panni di Severo, nonostante lo scarso spessore del personaggio. Onorevole apporto allo spettacolo hanno infine garantito Dionigi D´Ostuni (Felice), Andrea Papi (Callistene) e Massimiliano Chiarolla (Nearco).

L'opera

Poliuto

Poliuto

Poliuto, di Gaetano Donizetti, non fu mai rappresentata in Italia se non postuma a causa della censura borbonica. In calendario nel 1838 al San Carlo di Napoli, venne infatti cancellata perché...

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