Un «Barbiere» nel segno del dolce stile italiano in scena al Teatro Verdi

1 NOVEMBRE 10 / La Nuova Sardegna

Facebook Twitter Posta elettronica WhatsApp Telegram
Efficaci la regia di Marco Carniti e la scenografia affidata a Nicolas J. Hünerwadel, entrambe incentrate sul personaggio di Rosina




SASSARI. Non sempre i successi riscossi in vita aiutano il consolidarsi della fortuna di un compositore. Il caso di Giovanni Paisiello è da questo punto di vista esemplare. Icona fra le più conosciute a livello internazionale - nel secondo Settecento - del cosiddetto stile italiano, nel giro di pochi anni dopo la sua morte divenne simbolo del passato musicale, oscurato dal genio di Mozart, che proprio un anno prima del suo ´Barbiere di Siviglia´ aveva aperto nuove strade all´opera comica con il ´Ratto dal serraglio´, e perfino dal suo connazionale Domenico Cimarosa, che nove anni dopo definirà il culmine della tradizione buffa napoletana con il ´Matrimonio segreto´.
Del compositore che ancor oggi molti conoscono soltanto per il delizioso tema del ´Nel cor più non mi sento´, il De Carolis ha allestito quest´anno proprio ´Il Barbiere di Siviglia´, accostato in cartellone all´altro ben più noto ´Barbiere´, quello di Rossini. Diciamo subito che questa messa in scena è stata accolta con favore dal pubblico del Verdi, che ha tributato a tutti gli interpreti un buon successo.
Proprio il ´Barbiere´ di Rossini sta alla base dell´oblio in cui l´omonima opera di Paisiello è presto caduta, nonostante quest´ultima abbia costituito - trentaquattro anni dopo - un grande ostacolo al decollo del capolavoro rossiniano. Lo stesso Rossini ne era perfettamente consapevole, tanto è vero che evitò di musicare lo straordinario terzetto degli sbadigli, che godeva di un grande favore tra il pubblico dell´epoca. Comunque si voglia interpretare la storia della ricezione di questi due capolavori, va detto che il ´Barbiere´ di Paisiello è ricco di bellissima musica, esente da atteggiamenti di routine compositiva, strumentata in modo elegantissimo, attenta alle esigenze della partitura in quanto tale ma anche del teatro. Certo, il taglio drammaturgico e la forma complessiva sono molto ´tradizionali´, Paisiello valorizza innanzitutto gli aspetti prettamente comici dei personaggi, mettendo un po´ in secondo piano - rispetto a Rossini - la figura di Figaro, e soprattutto depurandola da quella componente ´sociale´ che invece ha nella commedia di Beaumarchais.
L´allestimento presentato al Verdi si avvaleva della regia di Marco Carniti, che ha strutturato la sua chiave di lettura intorno a quello che ritiene il tema fondante del ´Barbiere´, quello della prigionia di Rosina, da cui il personaggio femminile cerca di liberarsi per poter vivere la propria vita e amare assecondando il corso dei propri sentimenti. Lo scenografo Nicolas Jérôme Hünerwadel ha disegnato così uno spazio scenico estremamente pulito e cangiante, delimitato da una selva di semplici corde di teatro che trasformano con razionali geometrie il palcoscenico in una grande prigione: prigione che in modo quasi ossessivo ma estremamente efficace ricorda in ogni momento la condizione di Rosina, e che si ´scioglie´ - per così dire - soltanto alla fine dell´opera. La regia cerca di spogliare opportunamente la recitazione dei tradizionali aspetti macchiettistici e farseschi, tratteggiati con garbo soltanto in alcuni tratti dei bei costumi di Luisella Pintus, che allontanano la vicenda dall´originale contesto storico.
La direzione di Maurizio Zanini è precisa e scattante, assicura un buon ritmo alla commedia, la ripulisce dalla cipria e dai merletti, ma talvolta - soprattutto nei pezzi d´insieme - non riesce ad evitare scollamenti ritmici tra lo strumentale e il palcoscenico. Sulla scena svetta soltanto Leonardo Galeazzi, che interpreta il personaggio di Figaro con verve, bella presenza scenica e soprattutto con un eccellente equilibrio fra le esigenze della recitazione e quelle del canto. Luca Canonici si avvale della sua esperienza musicale e della sua ottima scuola vocale per dar vita ad un Conte tutto sommato convincente, anche se non impeccabile sul piano della vocalità. Anche la Rosina di Gabriella Costa, che avevamo apprezzato nella ´Cecchina´ dello scorso anno, non convince in pieno dal punto di vista prettamente vocale, ma con la sua capacità di alternare languore e vivacità con molto eleganza si fa perdonare qualche cedimento nel controllo dell´emissione. Apprezzabili infine il Bartolo di Matteo Ferrara e il Don Basilio di Romano Franceschetto.

L'opera

Il barbiere di Siviglia ovvero La precauzione inutile

Il barbiere di Siviglia ovvero La precauzione inutile

In questa stagione lirica vengono proposti due 'Barbieri di Siviglia' a confronto, in due differenti serate. Il primo, meno noto in tempi moderni, è Il barbiere di Siviglia ovvero La...

Notizie, eventi, recensioni, rassegna stampa e promozioni delle rappresentazioni.

Articoli