La "Cecchina" al Verdi ha il ritmo di Chaplin

16 NOVEMBRE 09 / L´Unione Sarda

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Su libretto di Carlo Goldoni
Dal Settecento di Goldoni al cinema muto degli Anni ´30 di Chaplin. Ardita l´operazione di trasposizione (o trasfigurazione?) che il regista Francesco Bellotto ha compiuto per la Cecchina (o La buona figliola ) dramma giocoso musicato da Niccolò Piccinni su libretto di Carlo Goldoni che si era ispirato a Pamela, romanzo epistolare dell´inglese Samuel Richardson. C´è da dire che l´opera mai era stata rappresentata al Teatro Verdi di Sassari e raramente figura nei cartelloni della Penisola, quindi è difficile fare dei raffronti con l´allestimento del Teatro La Fenice di Venezia scelto dall´ente De Carolis come terzo titolo della stagione.
Apertura ad effetto con schermo che trasmette immagini in bianco e nero per spiegare l´antefatto della storia: Cecchina, abbandonata da piccola, è in realta di nobile nascita. Altro omaggio a Chaplin: la protagonista da giardiniera diventa fioraia (se vi ricorda Luci della città ci avete preso) con un chiosco sotto il ponte, ottima trovata di una curatissima scenografia (Massimo Cecchetto) per fornire due piani di azione e grande profondità di una capitale che potrebbe essere Londra come New York. Anche i costumi (Carlo Tieppo) oscillano tra bianco, nero e tinte spente, per aumentare l´effetto pellicola. Il colore lo avrebbe dovuto fornire il direttore d´orchestra Alessandro Benigni, apparso nel primo atto un po´ troppo monocorde per rendere appieno l´accostamento di arie patetiche del dramma ai dinamismi dell´opera buffa che sono proprio il marchio che contraddistingue la Cecchina. È migliorato nel secondo-terzo atto.
La protagonista ha trovato una convincente ed espressiva interprete nel soprano Gabriella Costa. Elegante la prova della spagnola Sandra Pastrana nel ruolo en travesti del Cavaliere Armidoro. È stata lei ad attirare il primo convinto applauso di un pubblico un po´ perplesso. Vivaci come richiedeva la parte la cagliaritana Francesca Pierpaoli e Valentina Vitti, ovvero le gelose e invidiose servette Sandrina e Paoluccia, che con le loro maldicenze (insinuanti nel duetto Per il buco della chiave ) si frappongono all´amore tra Cecchina e il Marchese della Conchiglia. Meglio il secondo tempo del tenore Domenico Menini, inizialmente con la voce che restava in gola. Timbro pieno per il baritono Fabio Previati, che nel ruolo di Mengotto porta la notizia delle nobili origini di Cecchina, liberandola anche dalle mire di Tagliaferro (il basso Omar Montanari). Agile nei virtuosismi ma troppo meccanica il soprano giapponese Tomoko Masuda, una Marchesa Lucinda con parrucca bicolore tratta dal film horror La moglie di Frankestein.

(Giampiero Marras)

L'opera

Cecchina o la buona figliola

Cecchina o la buona figliola

Esordisce a Sassari - negli annali sardi si registra una sola rappresentazione, ma a Cagliari, agli inizi del diciannovesimo secolo - Cecchina o La buona figliola, dramma giocoso di Nicola Piccinni...

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