Il Verdi conquistato dal Rigoletto

10 DICEMBRE 10 / L´Unione Sarda

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Apprezzamenti per l´allestimento di Ivan Stefanutti, buona prova della compagnia

C´è della depravazione nel Ducato di Mantova. Non è gaudente vita libertina, ma lussuria che riduce le ragazze a corpi svuotati d´anima e che rovina i padri. È questa la chiave di lettura che il regista (qui anche scenografo e costumista) Ivan Stefanutti ha dato al Rigoletto di Verdi. Di qui i toni scuri sul palco, la grande cornice barocca che sfocia nel gotico, gli abiti funerei dei ´cortigiani vil razza dannata´, l´apparire in scena di fauni bianchi che da tableaux vivants diventano satiri neri. Il pubblico del teatro sassarese (tutto esaurito) ha apprezzato in maniera crescente la coerenza dell´allestimento e un melodramma che ha acquistato spessore musicale e interpretativo col passare degli atti. Grazie soprattutto agli ottimi interpreti. Tanto che l´applauso finale si è protratto per almeno due minuti. Bisogna dare atto all´ente Marialisa De Carolis di aver visto giusto nell´inserire tre artisti diversi rispetto al precedente cast di questa co-produzione con le fondazioni e i teatri di Mantova, Bergamo e Lecce.
Piero Pretti anzitutto. Appena ha scaldato il bel timbro brillante e sempre pieno, il tenore nuorese è stato un Duca di Mantova (nelle repliche il ruolo sarà di Tito Beltran) arrogante e superficiale nel dichiarare e cambiare amori come rivelano le ballate e canzoni celebri: ´Questa e quella per me pari sono´, ´Bella figlia dell´amore´ e ´La donna è mobile´. Molto più che una promessa.
E poi la coreana Ji Hye Son, decisamente cresciuta rispetto alla Lucia di Lammermoor dell´anno scorso. Sicura e agile anche nelle note più alte (pur se ogni tanto il timbro diventa un po´ metallico), è stata una Gilda tenera e indifesa con la sua sincerità in un mondo di ambiguità e doppiezze. Al Rigoletto buffone e complice della corte che poi diventa solo un padre preoccupato (´Culto, famiglia, patria, il mio universo è in te´ canta alla figlia Gilda) che pretende infine ´vendetta, tremenda vendetta´, Marzio Giossi ha dato tutta la rotondità baritonali e le sfumature interpretative di un consumato interprete verdiano.
Molto azzeccata la coppia Sparafucile-Maddalena, fratello-killer psicopatico e sorella-adescatrice, legati quasi da rapporto incestuoso: il basso Andrea Mastroni e il mezzo soprano Annunziata Vestri hanno rivelato doti vocali e attoriali da protagonisti. Al pubblico del Verdi è piaciuta la direzione orchestrale del giapponese Hirofumi Yoshida, che magari è stata enfatica in alcuni momenti (nel volume o nella velocità) ma ha comunque ben servito la potenza della musica verdiana. Convincente il debutto del coro maschile dell´ente De Carolis, guidato da Antonio Costa.
(Giampiero Marras)

L'opera

Rigoletto

Rigoletto

Una delle opere più eseguite nella storia della Stagione lirica di Sassari - fu diretto anche da Luigi Canepa nel 1886 , Rigoletto (1851), torna in città per la chiusura del cartellone...

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