Giochi di luci su Romeo e Giulietta

14 OTTOBRE 12 / L´Unione Sarda

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Piace l´allestimento dell´opera di Gounod all´apertura della stagione lirica sassarese

Cosa resta di Romeo e Giulietta se togli Verona, il balcone medievale, i costumi cinquecenteschi e se diluisci l´aspetto politico della faida? Una storia d´amore immortale capace di conservare tutta la sua forza anche quando viene trasposta nell´America degli anni ´50, come ha mostrato il musical ´West Side Story´. E così il regista Andrea Cigni ha ideato una scena scarna, a tratti livida con il blu elettrico delle tre pareti, dodici porte e una pedana centrale. Essenziali i costumi (moderni): bianchi per i Capuleti e neri per i Montecchi. Tutto è inteso a fare risaltare la musica composta dal francese Charles Gounod e la recitazione degli artisti che hanno cantato in francese, la lingua originale del ´Romeo et Juliette´, andato in scena per la prima volta nel 1867 a Parigi e scelto per aprire la stagione organizzata dall´ente De Carolis. Il pubblico del Nuovo Teatro Comunale di Sassari ha apprezzato sia la scelta del regista, sia la coppia di interpreti, il soprano turco Burcu Uyar e il tenore francese Jean François Borras.
Le invenzioni del letto insaguinato che cala dall´alto all´inizio e del seplocro con vere candele accese nel quinto atto non sarebbero bastate a rendere degna di nota la scena. È il disegno luci di Fiammetta Baldiserri che è vitale per il progetto del regista: una colonna di luce disegna sul muro il balcone di Giulietta, fasci incrociati ricreano la cella di Frate Lorenzo. La luce bracca i protagonisti, ne mette a nudo l´intimo.
Su una scena così asettica i cantanti sono chiamati a offrire anche una prova gestuale intensa. Ci è riuscita da subito la Giulietta tratteggiata dal soprano Burcu Uyar: bel volume e buon controllo di emissione le sono valsi i primi e convinti applausi. Un po´ rigido inizialmente il Romeo di Borras, anche se vocalmente ha lasciato subito buona impressione. Il meglio lo ha dato a partire dal terzo atto: l´azione (l´uccisione di Tybalt, il macedone Blagoj Nacoski) e la crescita della parte hanno permesso di sfoderare appieno il timbro morbido e pieno. Va poi ricordato che Romeo deve cantare in tutti e cinque gli atti. Per questo sono apparsi anche più convincenti (da un punto di vista fisico) gli ultimi duetti con Giulietta che sono poi la vera anima dell´opera musicata da Gounod. Tanto che il compositore pur di avere un duetto finale (il quarto) fa destare Giulietta prima che Romeo muoia.
Tra gli altri interpreti, decisamente convincente la prova anche attoriale del baritono Francesco Verna (Mercutio), vivace come richiesto il soprano Alessandra Palomba nel ruolo en travesti di Stefano, composto il mezzosoprano portotorrese Lara Rotili (Gertrude, la nutrice).
L´orchestra diretta dallo spagnolo Sergio Alapont è stata penalizzata dall´acustica del Nuovo Teatro: la musica arriva un po´ ovattata in platea, ma chi era in galleria - dove il suono è ottimo - ha potuto godere di una partitura che non vive solo di duetti, ma ha discreta varietà: dall´arietta-valzer del primo atto allo stile religioso (che Gounod conosceva bene) del terzo atto.
Un plauso al coro ´Santa Cecilia´ di Sassari diretto da Gabriele Verdinelli, che ha dato vigore vocale al Prologo e gran movimento alle scene della festa e dei duelli.
Giampiero Marras

L'opera

Roméo et Juliette

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