Inno alla gioia contro guerra e terrore

9 DICEMBRE 15 / La Nuova Sardegna

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Si è chiusa con una applauditissima Nona sinfonia di Beethoven, al Teatro Comunale, la settantaduesima stagione lirica dell´Ente De Carolis. L´esecuzione è stata dedicata a tutte le vittime del terrorismo, in particolare a quelle, più recenti, dei tragici avvenimenti parigini, ed è stata preceduta dalla lettura dell´Inno alla gioia di Schiller (curata dall´attore Sante Maurizi), il cui testo è stato – com´è noto – musicato da Beethoven nell´ultimo movimento della sinfonia. Niente di più adeguato, evidentemente, ad esprimere la necessità, molto attuale, di un impegno corale volto a superare – nell´idea di una Gioia illuministicamente intesa – tutti gli egoismi, al fine di perseguire in modo concreto e profondo una fratellanza che superi tutte le barriere ideologiche, culturali e religiose. L´esecuzione, a dire il vero, è stata tutt´altro che indimenticabile, complici diversi fattori: il direttore Gaetano D´Espinosa che all´ultimo momento ha sostituito Andrea Battistoni, tempi di concertazione presumibilmente molto compressi, organico orchestrale non equilibrato, solisti e coro non sintonizzati su una dimensione vocale ed estetica molto diversa da quella della tradizione lirica italiana. Il problema è che programmare pochi giorni dopo Aida un lavoro come questo, con l´orchestra che per mesi si è abituata a suonare in buca, e con lo stesso coro e una parte dei medesimi solisti, può essere un azzardo. Per carità, l´esecuzione è filata più o meno liscia sino in fondo, ma non c´era il Beethoven di questo sommo capolavoro, la sua cura per il dettaglio strumentale, la sua forza dovuta non solo alla potenza di suono ma anche alla precisione di accenti e articolazioni, e non c´era – nell´ultimo movimento – la vocalità e il colore che non sono quelli di Amneris e di Radames o del popolo egiziano ma che rinviano invece ad altra cultura musicale. L´Orchestra dell´Ente è un´ottima orchestra stagionale, lo abbiamo più volte sottolineato, ma in questa occasione D´Espinosa non è riuscito a ´compattarla´ e a plasmarla sulla propria visione dell´opera. La gioia bacchica dell´ultimo movimento, la forza dello Scherzo, il raccoglimento quasi religioso dell´Adagio sono risultati così soltanto abbozzati, sbiaditi e ´sporcati´ da intemperanze di alcuni strumentisti, da sbavature e da squilibri fonici tra archi (troppo pochi) e fiati. Dei solisti poi – Francesca Tiburzi, Max Jota, Silvia Beltrami e Abramo Rosalen – solo quest´ultimo ha la consapevolezza di interpretare ciò che sta cantando, gli altri stanno in un altro mondo dove comunque – e questo vale soprattutto per il tenore Max Jota – non si canta bene, mentre il Coro del De Carolis – istruito da Antonio Costa – ha risolto i passaggi più delicati con onore, ma senza nascondere la fatica e puntando prevalentemente sul canto di forza.

(Antonio Ligios)

L'opera

Sinfonia N. 9 in Re min OP. 125

Sinfonia N. 9 in Re min OP. 125

La Stagione 2015 si chiude con l'esecuzione della famosa 'Nona sinfonia' di Ludwig van Beethoven un appuntamento già programmato per l'anno precedente ma saltato a causa dei...

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