Il Barbiere di Carniti divide il pubblico del Verdi di Sassari

19 NOVEMBRE 10 / L´Unione Sarda

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Prime Lirica Dopo Paisiello, ecco Rossini
È uno strano Barbiere di Siviglia se Bartolo, nel canto, è più brillante di Figaro e risulta più simpatico del Conte d´Almaviva destinato a soffiargli Rosina. Se poi le scelte del regista Marco Carniti dividono il pubblico del teatro Verdi di Sassari, si ha come risultato un lavoro coraggioso ma riuscito a metà. O forse era troppa l´attesa (tutto esaurito anche per le repliche di oggi e domenica) per l´immortale opera di Gioachino Rossini, così densa di pezzi noti che i confronti con altri allestimenti sono inevitabili.
Di tutto il cast, il Bartolo di Antonio De Gobbi è stato il più convincente: applaudito per la sicurezza scenica e vocale verso la fine del primo atto dopo l´aria ´A un dottor de la mia sorte´ e il recitativo ´Brontola quanto vuoi´. Partenza falsa invece per Daniele Zanfardino (il Conte d´Almaviva), tenore leggero dal buon timbro ma di scarso volume, e soprattutto per Massimiliano Gagliardo, che al termine della celeberrima cavatina di Figaro ´Largo al factotum´ si è beccato diversi buu dal pubblico. Forse era troppo impegnato nelle movenze da cicisbeo goldoniano. La prestazione come cantante (il timbro si avvicina più a quello tenorile, ma se non si è Domingo l´effetto è diverso) non è stata all´altezza dell´ottima prova d´attore. E anche se si è ripreso già a metà del primo atto non è riuscito a cancellare la macchia iniziale.
Ha mostrato verve scenica e vocale la Rosina dell´esperta Manuela Custer. Discreta la prova del basso Carlo Malinverno nel ruolo di Basilio. Per andare oltre gli è mancato l´exploit nell´aria ´La calunnia è un venticello´). In parte Gabriele Sagona (Fiorello) e Maria Carla Curia (Berta). Buono l´affiatamento degli artisti nei duetti, terzetti e nel sestetto finale del primo atto. Il pubblico ha applaudito con convinzione anche il direttore spagnolo Sergio Alapont, ben assistito dall´orchestra del De Carolis.
Ha diviso, si è detto, la regia di Marco Carniti. Se appare intelligente (ed economica, che di questi tempi non guasta) la scelta di utilizzare scenografia quasi identica per il Barbiere di Paisiello e quello di Rossini (per entrambi Nicolas Jerome Hunerwadel) c´è da dire che nell´allestimento rossiniano si perde un po´ lo stile pulito della precedente opera perché c´è ridondanza di elementi in scena. E la filosofia della gabbia funziona più in Paisiello che non in Rossini, dove Rosina è meno impotente. Peccato: con l´elegante rivisitazione dei costumi (Maria Carla Piccardo) e l´ottimo disegno luci (Fabio Rossi) si poteva ottenere un migliore effetto complessivo.
(Giampiero Marras)

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