Si è chiusa con una applauditissima Nona sinfonia di Beethoven, al Teatro Comunale, la settantaduesima stagione lirica dell´Ente De Carolis. L´esecuzione è stata dedicata a tutte le vittime del terrorismo, in particolare a quelle, più recenti, dei tragici avvenimenti parigini, ed è stata preceduta dalla lettura dell´Inno alla gioia di Schiller (curata dall´attore Sante Maurizi), il cui testo è stato – com´è noto – musicato da Beethoven nell´ultimo movimento della sinfonia. Niente di più adeguato, evidentemente, ad esprimere la necessità, molto attuale, di un impegno corale volto a superare – nell´idea di una Gioia illuministicamente intesa – tutti gli egoismi, al fine di perseguire in modo concreto e profondo una fratellanza che superi tutte le barriere ideologiche, culturali e religiose. L´esecuzione, a dire il vero, è stata tutt´altro che indimenticabile, complici diversi fattori: il direttore Gaetano D´Espinosa che all´ultimo momento ha sostituito Andrea Battistoni, tempi di concertazione presumibilmente molto compressi, organico orchestrale non equilibrato, solisti e coro non sintonizzati su una dimensione vocale ed estetica molto diversa da quella della tradizione lirica italiana. Il problema è che programmare pochi giorni dopo Aida un lavoro come questo, con l´orchestra che per mesi si è abituata a suonare in buca, e con lo stesso coro e una parte dei medesimi solisti, può essere un azzardo. Per carità, l´esecuzione è filata più o meno liscia sino in fondo, ma non c´era il Beethoven di questo sommo capolavoro, la sua cura per il dettaglio strumentale, la sua forza dovuta non solo alla potenza di suono ma anche alla precisione di accenti e articolazioni, e non c´era – nell´ultimo movimento – la vocalità e il colore che non sono quelli di Amneris e di Radames o del popolo egiziano ma che rinviano invece ad altra cultura musicale. L´Orchestra dell´Ente è un´ottima orchestra stagionale, lo abbiamo più volte sottolineato, ma in questa occasione D´Espinosa non è riuscito a ´compattarla´ e a plasmarla sulla propria visione dell´opera. La gioia bacchica dell´ultimo movimento, la forza dello Scherzo, il raccoglimento quasi religioso dell´Adagio sono risultati così soltanto abbozzati, sbiaditi e ´sporcati´ da intemperanze di alcuni strumentisti, da sbavature e da squilibri fonici tra archi (troppo pochi) e fiati. Dei solisti poi – Francesca Tiburzi, Max Jota, Silvia Beltrami e Abramo Rosalen – solo quest´ultimo ha la consapevolezza di interpretare ciò che sta cantando, gli altri stanno in un altro mondo dove comunque – e questo vale soprattutto per il tenore Max Jota – non si canta bene, mentre il Coro del De Carolis – istruito da Antonio Costa – ha risolto i passaggi più delicati con onore, ma senza nascondere la fatica e puntando prevalentemente sul canto di forza.
(Antonio Ligios)
La Stagione 2015 si chiude con l'esecuzione della famosa 'Nona sinfonia' di Ludwig van Beethoven un appuntamento già programmato per l'anno precedente ma saltato a causa dei...
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